La pasta nella dieta

La pasta non dovrebbe mai mancare in una dieta equilibrata. Questa affermazione può far gridare allo scandalo, eppure è vera: la pasta è infatti una preziosa fonte di energia, essendo composta come il pane da carboidrati, cioè la fonte energetica primaria dell’organismo. Inoltre è quasi completamente priva di grassi, presenti in meno dell’uno per cento. Rispetto al pane, la pasta fornisce più calorie (340 contro 270 per cento grammi); inoltre il suo potere calorico può aumentare anche più del doppio a seconda del condimento. Cento grammi di pasta condita con sughi grassi, come pasta al forno, ripiena, con ragù, all’amatriciana, possono fornire anche 800 calorie, cioè circa un terzo della quantità calorica quotidiana indicata per un adulto.

Non è detto, però, che sia necessario rinunciare a questo alimento tanto gustoso: è sufficiente adottare qualche accorgimento.

Basta trasformare, in accordo ai principi della dieta mediterranea, questo alimento in un piatto unico che costituisca il cardine del pasto. Seguito solamente da insalata e frutta coprirà perfettamente, senza fare ingrassare, il fabbisogno giornaliero di sostanze nutritive.

Il piatto unico può essere composto da pasta con carne, o verdure, o fagioli, o ceci, o più semplicemente con pomodoro fresco, olio crudo ed erbette. Un altro piatto unico economico e nutriente è rappresentato dalle frittate di pasta (di cui tuttavia non si dovrebbe abusare), aggiungendo un uovo ogni cento grammi di pasta e cucinandola in poco olio d’oliva. Ma uno degli aspetti più importanti di questo alimento è rappresentato dalla cottura, dalla quale dipende anche la sua digeribilità. I meridionali, che, è noto, hanno “inventato” la pasta, sono soliti cuocerla al dente, cioè piuttosto dura. Questa abitudine ha un preciso riscontro biologico: meno è cotta, infatti, e più la pasta risulta digeribile, poiché il processo di trasformazione e assimilazione dei carboidrati (che si svolge nella bocca e nello stomaco) avviene più facilmente e impegna di meno l’apparato digerente.

Una cottura ideale della pasta deve essere compiuta in una pentola molto grande, in grado di contenere almeno un litro e mezzo d’acqua per cento grammi di pasta. L’acqua deve essere salata dopo aver “buttato” la pasta e la scolatura deve essere completa e abbastanza anticipata, poiché la pasta continua a cuocere anche dopo.

Merita un accenno, infine, la pasta integrale. Per essa vale il discorso del pane: ha un’alta percentuale di fibre, che riducono di conseguenza la quantità di carboidrati e migliorano la funzionalità dell’intestino. Tuttavia, è sempre meglio alternarla con la pasta comune, visto tral’altro che fornisce solo dieci calorie in meno di questa. Un discorso a parte meritano le paste cosiddette “dimagranti” da poco entrate nel mercato italiano.

Paste che facciano dimagrire non possono esistere; possono esservi tipi di pasta più o meno calorici, ma è sempre meglio accertarsene leggendo attentamente i dati riportati sulla confezione, e ricordando che un etto di pasta comune fornisce circa 340 calorie.